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Il limite

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L’alba indicava il limite del cielo tra la notte e il pensiero quando il pensato torna dentro il giorno. Quella mattina un professore si svegliò confuso.

Una questione antica, si disse, ma non ha molto senso. Tra l’altro, si accostava novembre.

Scese dal letto e dall’ultimo riflesso della notte.

Dopo una breve colazione, entrò nel suo studio. Sedette alla consueta scrivania. Radunò le sue carte.

Quella mattina doveva tenere la sua ultima lezione. Anni di studio e adesso la pensione; quella lezione sarebbe stata l’ultima.

Avrebbe dovuto illustrare il già pensato; quanto al nuovo, non lo aspettava più.

Uscì tenendo sottobraccio una cartella colma di spartiti. Dimenticati per duecento anni, tornavano alla luce insoddisfatti. Occorreva deviare dall’ignoto e compiere un riconoscimento dovuto. Sembrava spettasse a lui.

La strada era ancora semivuota e un autunno quasi inverno trasportava nuvole distanti. Il professore si sentiva distante. Quando arrivò, gli venne voglia di andarsene.

L’aula era ovale, con banchi a semicerchio disposti verso l’alto, come un teatro antico. Il professore si accomodò al centro e distribuì gli spartiti sulla cattedra. Inforcati gli occhiali, diede un rapido sguardo al suo discorso: in fin dei conti, era semplicissimo.

La musica di Bach, disse, sfiora l’assurdo, ma è una matematica perfetta. Sembra disgiungere, sorvolare, affidare l’incauto che la ascolta a un viaggio senza fine verso nulla.

Ineffabile e pura, induce matematici terrori: non c’è mai un risultato, almeno in apparenza. Tuttavia è affermazione: esiste l’indicibile.

La fuga cui si affida rasenta l’infinito e ad esso tende, ma c’è sempre un ritorno. Qualsiasi scala, qualsiasi serie di scale, apertura o distanza, qualsiasi sia la fuga o sovrapposte fughe in alternanza, c’è sempre una nota che ritorna. L’infinito si chiude.

Dunque, anche il suo tentativo di oltrepassare il corpo dell’umano, per quanto ci introduca nel sublime, dal sublime decade: l’umano ha la sua fine. E l’infinito.

Richiuse tutto, scese dalla cattedra, se ne andò. Non si sa dire dove.

 

 

 

 

 

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